MUVE a Mestre

MUVE a Mestre

ATTORNO A KLIMT. Giuditta, Eroismo e Seduzione

La mostra

Corto Circuito. Dialogo tra i secoli

ATTORNO A KLIMT. GIUDITTA, EROISMO E SEDUZIONE

Mestre, Centro Culturale Candiani
14 dicembre 2016 – 5 marzo 2017

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La Fondazione Musei Civici di Venezia inaugura al Centro Culturale Candiani di Mestre il primo di una serie di suggestivi appuntamenti dedicati all’arte moderna e contemporanea che, con il titolo di ‘Cortocircuito. Dialogo tra i secoli’, presenteranno di volta in volta esposizioni che andranno ad attingere dal ricco patrimonio della Città di Venezia.

Un progetto fortemente voluto dal Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che ha inteso così proporre alla cittadinanza un programma culturale di alto valore che mettesse in gioco lo straordinario patrimonio custodito nei Musei Civici  appartenente a tutto il territorio veneziano, Laguna e Terraferma.

Attraverso le importanti iniziative espositive che si susseguiranno nei prossimi mesi, sarà sottolineato ancora una volta lo stretto legame che tiene unito il territorio metropolitano.

Il ciclo di mostre, concepito appositamente per il Centro Culturale Candiani da Gabriella Belli, Direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia, apre al pubblico il 14 dicembre 2016 con l’esposizione ‘Attorno a Klimt. Giuditta, eroismo e seduzione’, che resterà aperta fino al 5 marzo 2017.

La mostra, il cui progetto di allestimento è stato affidato a Pierluigi Pizzi, architetto e scenografo di fama internazionale, è incentrata attorno a uno dei miti più affascinanti della tradizione biblica, quello di ‘Giuditta’.

Fulcro dell’esposizione, che presenta oltre ottanta opere provenienti dalle collezioni della Fondazione Musei Civici di Venezia (Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Museo Correr, Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento Veneziano, Museo Fortuny, Museo di Palazzo Mocenigo), da alcuni musei come il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e da varie collezioni private nazionali e internazionali, è rappresentato dal capolavoro di Gustav Klimt Giuditta II (Salomè), che giunge per l’occasione da Ca’ Pesaro.

Intorno a questa potente icona del XX secolo, realizzata dal grande artista viennese nel 1909, presentata alla Biennale Internazionale d’Arte del 1910 e acquisita proprio in quell’anno dal Municipio di Venezia per il museo di Ca’ Pesaro – un’opera che letteralmente ‘ammalia’ per la sua carica sensuale e per le sue evocative reminiscenze bizantine – si articoleranno una serie di suggestioni tra antico e contemporaneo che, dalla figura biblica di Giuditta e dalla sua fortuna artistica tra Cinque e Seicento, arriveranno al Simbolismo ottocentesco e al clima della Secessione Viennese, fino all’interpretazione del mito che il padre della psicanalisi, Sigmund Freud, diede nel 1917 con Il tabù della verginità.

Giuditta – scrive Gabriella Belli in catalogo – risalirà i secoli fino all’età di Klimt, via via spogliandosi nella letteratura, nella poesia e nell’arte della sua castità, della sua virtù e di quella fortitudine che l’aveva sorretta nella prova del suo estremo gesto di eroismo, in un’inversione negativa del mito che sarà appunto cantato da Klimt nel magnifico dipinto del 1909. Quella che il maestro viennese ci mostra non è più un’eroina della storia, non è una salvatrice, non è casta, piuttosto è una donna che ha scoperto la propria sessualità, che rifiuta la propria marginalità sociale, che ha disceso il buio dell’inconscio scoprendo le proprie più intime pulsioni, anche quelle legate al desiderio di dare morte.

Un dipinto dirompente e spiazzante per il pubblico e per la critica del tempo: Klimt usava il mito in chiave contemporanea, mescolando elementi della più antica tradizione figurativa con una nuova drammaturgia, destinata a rappresentare le pulsioni dell’inconscio. Giuditta II finiva con il rappresentare tutto ciò che tra Otto e Novecento la società maschile temeva di più.

Ma era l’inizio di un successo travolgente, presagito allora con grande acume da Nino Barbantini direttore della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, che seppe cogliere l’assoluta modernità e il futuro incanto dell’opera: “È meglio dichiarare subito – scrive nel 1910 – che l’arte di Klimt è antipatica al nostro tempo perché l’oltrepassa e prepara il tempo di domani”.

L’arte di Gustavo Klimt – aggiunge Gino Damerini – non apprezzata oggi, avrà dall’avvenire una sicura rivincita. […] L’arte di Klimt è incantatrice”.

Indagando dunque il mito archetipale di Giuditta e Oloferne e le sue suggestioni attraverso i secoli – nel percorso troviamo preziose bibbie e placchette bronzee cinquecentesche; raffinati oggetti d’arte di manifattura francese e veneziana con la raffigurazione dell’eroina giudea; incisioni e acqueforti del Sei e Settecento olandesi e italiane; dipinti di varie epoche tra cui due bellissimi Amigoni e un intenso Felice Carena, fino alla ricercata teatralità o all’ironia contemporanea con i lavori di Rocco Normanno, Giuseppe Zanoni e Sarah Lucas – la mostra affronta temi potenti come il rapporto tra uomo e donna e tra Eros e Thanatos, ma anche gli stereotipi femminili e il difficile cammino verso l’emancipazione, prendendo spunto anche da altre figure mitologiche e icone femminili: Leda e il Cigno, Vanitas, Salomè, Danae, le Sfingi.

Saranno i grandi Felicien Rops, Edvard Munch, Félix Édouard Valotton, Jules Van Biesbroeck, Gaetano Previati, Mariano Fortuny, Egon Schiele, Vittorio Zecchin, Luigi Bonazza ad accompagnarci in questo universo intriso di bellezza e di sogno, di passione e mistero, di oltraggi e di vendette, di coraggio e seduzione.

Infine il passaggio da femme fatale a demone del ‘900 sarà inoltre evidente anche nel linguaggio cinematografico. Come nel video Giuditta: metamorfosi sullo schermo, realizzato da un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Padova, coordinati dal prof. Gian Piero Brunetta, in cui sono montati insieme brani delle più celebri ‘Dive’ passate sul grande schermo nei primi vent’anni del secolo scorso.

La mostra sarà accompagnata da un prezioso catalogo edito da Linea d’Acqua (Venezia, 2016), che raccoglie interventi di Gabriella Belli, Flavio Caroli, Gian Piero Brunetta, Elisabetta Barisoni, Elena Marchetti e Matteo Piccolo.

Tra le attività collaterali in programma si segnalano tre incontri di approfondimento tra gennaio e marzo – uno al mese, alle ore 18 – su particolari temi della mostra, con Gabriella Belli, Vittorio Pajusco e Flavio Caroli (date in via di definizione).

Maggiori dettagli in cartella stampa (vedi Informazioni generali, appuntamenti per il pubblico).

 

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