MUVE a Mestre

MUVE a Mestre

MUNCH. La rivoluzione espressionista

Mostra

MUNCH
La rivoluzione espressionista

Mestre, Centro Culturale Candiani
Sale espositive III piano
30.10.2025 – 01.03.2026

A cura di
Elisabetta Barisoni


 

La mostra vuole suggerire una rinnovata lettura delle radici e dell’eredità di Edvard Munch, uno dei Maestri dell’arte moderna la cui lezione artistica e umana ha segnato tutto il Novecento. Artista celebre, ma spesso conosciuto solo per alcune opere iconiche, Munch è stato uno dei grandi protagonisti delle rivoluzioni artistiche del secolo scorso. Il progetto prende avvio dalle opere del Maestro norvegese conservate nelle collezioni civiche a Ca’ Pesaro e Munch diventa la guida di una nuova avventura di scoperta dell’arte del nostro tempo, in un viaggio attraverso le raccolte della Galleria Internazionale d’Arte Moderna nel segno della rivoluzione espressionista.

Munch fu un punto di riferimento fondamentale per le rivoluzioni artistiche europee tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, come le Secessioni di Monaco e soprattutto quella di Berlino, e condivise molti aspetti con la grande corrente del Simbolismo internazionale. Fondamentale per Munch fu la produzione grafica e per lungo tempo egli fu noto in Europa, e soprattutto in Italia, quasi solo per le sue incisioni. Ca’ Pesaro conserva quattro celebri esemplari realizzati con tecniche diverse (puntasecca, acquatinta, acquaforte e litografia). Il suo segno distintivo fu fin da principio quello di marcare con ferocia i volti e le figure, con un’espressività che li rende quasi mostri con gli occhi vuoti, scavati, chiusi in spazi che sembrano collassare uno sull’altro o descritti in luoghi desolati ed inquietanti.

Dalle opere del norvegese si dipana un intreccio di rimandi e risonanze. Partendo dalla drammaticità della grafica di Waldemar e dalle atmosfere simboliste e secessioniste che emergono nei volti sospesi di Franz von Stuck e nelle maschere ironiche di James Ensor, le prime sezioni della mostra arrivano fino agli echi inquietanti del Simbolismo italiano e belga. L’esposizione è anche occasione per scoprire un Munch meno noto, attraverso lo straordinario e monumentale dipinto Due vecchi in prestito da Stoccolma, opera che richiama una fase della produzione del Maestro norvegese più luminosa e più vicina ai richiami postimpressionisti.

Non solo Munch e il suo tempo: grazie alla ricchezza delle collezioni civiche veneziane l’esposizione delinea anche quanto l’artista abbia influenzato le visioni dolorose, inquiete, angoscianti e drammatiche delle generazioni successive, fino ai linguaggi contemporanei. Nella sala dedicata all’Espressionismo tedesco, il linguaggio si fa più duro e tagliente, mentre la denuncia diventa più esplicita: i paesaggi deformati e le figure di Otto Dix e Max Beckmann incarnano il dramma collettivo della Repubblica di Weimar e delle tensioni europee tra le due guerre mondiali.

La violenza espressionista di Munch diventa nel corso del XX secolo strumento di grido, disagio e denuncia, assumendo i contorni di un urlo che esprimeva la tragedia delle guerre e delle degenerazioni umane. Il percorso espositivo conduce il visitatore verso il presente, dove l’eco dei demoni, dei vampiri e dei ritratti inquieti di Munch continua a risuonare. Le installazioni di Tony Oursler, le performance di Marina Abramović e la denuncia di Shirin Neshat testimoniano come l’eredità di Munch rimanga viva, capace di dare forma al dolore, alla violenza e alla solitudine che ancora attraversano il nostro tempo.

#MunchMUVE

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